Pinzolo Dolomiti

Val di Genova
Un paradiso dove regna un natura ancora intatta

Stretta fra il Monte Carè Alto (3.462 m), il Monte Mandrone (3.283 m) e la Cima Presanella (3.556 m), l'angusta Val Genova è stata scarsamente colonizzata dall'uomo. La natura della valle è perciò ancora intatta e ricca di specie animali altrove rare o del tutto scomparse.
Per l'alpinista la geografia alpina è divisibile in montagne, mentre per il naturalista l'unità di divisione preferita è invece la valle. Mentre il primo tende a salire sulla vetta e a spaziare con lo sguardo lungo il giro dell'orizzonte, il secondo tende a rimanere più in basso per poter esplorare tutti i recessi di quell'unità biogeografica che è la valle, nella quale è contenuto un microcosmo animale e vegetale in stato di relativo isolamento da quelli delle valli adiacenti. E' così che in un unico distretto l'alpinista volgerà la sua attenzione al massiccio dominante, mentre il naturalista cercherà la valle più incontaminata e più caratteristica sotto il profilo biologico. E' il caso del binomio Adamello-Val Genova, dove all'interesse escursionistico del primo, fa riscontro quello naturalistico della seconda.
L'Adamello (con il Gruppo della Presanella) è il più meridionale fra i grandi massicci alpini che si trovano ad est del Monte Rosa. Costituito da una bella roccia cristallina, la tonalite (dal nome del Passo del Tonale) – composta di plagioclasio sodico-calcico, biotite, anfibolo, quarzo – è ricoperto nella parte alta da imponenti masse di ghiaccio. Due di esse – i ghiacciai della Lobbia e del Mandrone – si affacciano sulla Val Genova.
E' questa una valle angusta, disabitata, ricchissima di acque e di vegetazione, che ospita un campionario completo di flora e di fauna alpine. La foresta, fittissima, annovera nella parte bassa perfino il tiglio e il ciliegio, piante queste che, insieme con faggio e con l'acero, formano quel tipo di associazione adatta ad ospitare l'orso, animale che predilige il bosco di latifoglie. Altri ospiti animali della valle sono il capriolo, il cervo, la martora, il gallo cedrone, il francolino per la parte boscata; la pernice bianca, la lepre variabile, il camoscio, il muflone, lo stambecco – questi ultimi introdotti di recente – per la parte al di sopra del limite del bosco.
La morfologia della Val Genova è piuttosto curiosa e ha contribuito non poco alla sua mancata colonizzazione da parte dell'uomo, che qui limita la sua presenza a pochi alpeggi e qualche rifugio alpino aperto solo nel periodo estivo. La valle ha un andamento a “S”, e il suo fondo, incassato fra ripidi versanti, presenta in profilo quattro gradini – detti localmente scale – dai quali precipitano altrettante cascate del Sarca. Forse la parola latina “genua”, ginocchia, riferita al profilo della valle, è all'origine del nome che essa porta, il quale non può ovviamente derivare da quello dell'omonimo capoluogo ligure.

Cascate di Nardis Cascate di Nardis

Val di Genova Val di Genova vista dal Doss del Sabion

La lunga Val Genova, con le diverse fasce vegetazionali che la caratterizzano, non può essere meta di un solo giorno di escursione. Una gita che suggeriamo è comunque quella che porta dal rifugio Bèdole, a quota 1.641 m (raggiungibile in auto o meglio con il servizio navetta del Parco Naturale Adamello-Brenta) al rifugio Città di Trento (2.424 m), e da questo al ghiacciaio del Mandrone. Il percorso, che si snoda sul versante a solatio, è interessante in special modo per la quantità e la varietà dei fiori che si possono ammirare ai lati del sentiero. Salendo al rifugio Città di Trento (o Mandrone), nella parte alta del bosco si possono incontrare molti gigli martagoni. Oltre il limite del bosco si passa nella zona dei mughi e quindi dei rododendri. Sui blocchi di tonalite scaldati dal sole che biancheggiano fra i bassi arbusti di queste essenze di alta quota, si possono vedere con facilità le lucertole vivipare. Oltre a questo orizzonte, nella fascia della prateria e della nuda roccia, si possono incontrare le stelle alpine. Oltre il rifugio Mandrone, percorrendo il sentiero Naturalistico V. Marchetti e dopo aver attraversato il ghiacciaio dell'Adamello, è possibile raggiungere il rifugio Lobbia Alta “Ai caduti dell'Adamello”, a 3.040 metri di quota. Questi luoghi furono teatro, nel 1985, dello storico incontro tra il Papa Giovanni Paolo II e l'indimenticabile Presidente Sandro Pertini, dell'abbraccio caloroso, pieno d'affetto e di stima, tra un grande spirito laico e la Voce della fede e della speranza in nome della pace. Sulle nevi dell'Adamello Sua Santità ritornò nel 1988 a benedire l'altare in granito eretto in suo onore; la vicina Cresta Croce dal 31 dicembre 1999 è diventata Punta Giovanni Paolo II.

Il Presidente Sandro Pertini e Papa Giovanni Paolo II sulle nevi dell'Adamello Il Presidente Sandro Pertini e Papa Giovanni Paolo II sulle nevi dell'Adamello

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